Una citazione bellissima e commovente la tua Riccardo; in questa Italia che il treno non lo ha mai amato, dove si susseguono centinaia di fiction su medici/infermieri, poliziotti/carabinieri, pompieri (tutte nobilissime attività, per carità) ecc, mai nessuno che si sia mai reso conto di che cosa abbia rappresentato la Ferrovia ed i ferrovieri per l'intera nazione. In troppi con la memoria corta per ricordare che i bastardi che hanno voluto fare orrende stragi, le hanno realizzate nelle stazioni e sui treni. Non si ha considerazione di chi per 365 giorni all'anno fa marciare i convogli quasi senza conoscere Natali, Pasque e domeniche, che si becca coltellate e cazzotti in faccia ed insulti di ogni tipo. Una volta eravamo considerati Pubblici Ufficiali, oggi meno che una pezza da piedi; e quando rubano il rame o semplicemente si guasta l'infrastruttura o il materiale rotabile, i ferrovieri nelle loro svariate specializzazioni corrono sotto la piggia battente o sotto il sole cocente, affinchè la gente a bordo possa arrivare a destinazione. E tante, troppe volte nella mia carriera, ho conosciuto colleghi che dopo essersi recati al lavoro non sono più tornati a casa; ai funerali, il coglione di turno che assiste alla cerimonia, solamente curioso o lontano conoscente della famiglia che sussurra: "Ma come ha fatto a morire? era solo un ferroviere...... quelli mica si ammazzano di lavoro!"Voglio rivolgere un pensiero a tutti quei ferrovieri dei lavori, dell'I.E. che sui binari di ogni parte d'Italia hanno consentito ai treni di percorrere le linee.
Alcuni di loro li vidi partire e non ritornare. A quel tempo, negli anni '70 / '80 non faceva notizia un ferroviere, un operaio caduto sul lavoro e gli occhi lucidi e gli sguardi bassi li vedevi solo tra i colleghi, tra i Ferrovieri che, a quel tempo, erano una vera grande Famiglia.
Chiedo anticipatamente scusa se vi ho tediato con queste mie considerazioni, ma erano dovute. Franco.